
Confesso una certa insopportabilità ai luoghi comuni, a quelli che ti osannano in quei giorni che ti sei legata i capelli perchè erano pieni di nodi che nella notte i sogni hanno fatto per farti ricordare che ancora c'è. Un sole dietro le nuvole, un albero con le foglie attaccate che resiste ai finti freddi e ai caldi prodotti dalle teste matte che ci sono in giro.
Perchè fondamentalmente sono tutti tuoi amici quando le cose vanno bene e non ci sono da spartire quegli amari che però non ti fanno digerire un cavolo. Ti resta tutto bloccato come ostruito tra lo stomaco ed il cervello e forse sono solo quelle mezze parole che mi sono tenuta per non degenerare una degenerazione. Per una logica deduzione.
Le cose simili si annullano per similitudini e l'effetto si guasta. Come quando cucini una cosa buonissima e ci metti sopra qualcosa che non lega, anche se non mi è mai capitato, però ad un certa età uno può anche immaginare le cose che non capitano perchè ne ha sentito parlare, le ha viste, le ha quasi vissute in quelle situazioni intime che ti trasmettono per induzione che poi diventa una bella deduzione che sa perchè conosce seppure non si fermerà a capire.
Perchè fondamentalmente le cose le puoi capire dall'intro o dall'estro che muovi attraverso la corporalità di quello che guardi ma se sei abbastanza bravo, puoi anche vedere di più. Tipo una luce negli occhi che ti sembra come quella che c'è quando si fa giorno e il buio indietreggia, adagiandosi su altri orizzonti dove avanzando più forte, fa indietreggiare la luce che avanza in altri orizzonti.
Perchè fondamentalmente c'è un sacco di roba che s'accerchia.
Per questo trovo inutile questa modernità che s'appresta così indadeguatamente facile verso quella caccia alle strega che una volta ha un nome e una volta un altro. Che importa il suo nome e la sua faccia, se nel fondamento riesce a generare quella forza ammucchiatrice di odio e disprezzo che s'agita nello sconnesso non ragionare di questo mondo che osservo e mi appare così distante.
Come se abitassi su una galassia parallela e ci fosse una porta astrale da cui sono passata. Solo che era trasparente e mi sono dimenticata le coordinate esatte, perdendo il mio equipaggio e il mio equipaggiamento per un corretto assetto. E senza equicose, mi sento denudata, triste e infelicemente inadeguata.
A questi giorni che si muovono come ombre nel buio. Silenziosi ed invisibili a scardinare quel poco di dignità che resta tra quelli che s'apprestano a piegare quei pochi sogni che restano, nei cassetti del comò. Vorrei rassicurarli perchè è tempo di partire. Tra le linee di quelle danze silenziose che si fanno perchè si Ama.
Un po' come capita a noi.
Che siamo cambiati nella vita che abbiamo fatto, nelle cose che ci sono capitate e nelle parole che ci hanno detto. Come quella volta che sono rimasta fuori ad aspettare P* quasi tutta la notte e sapevo che non sarebbe arrivato ma volevo darmi quel tempo per dire che non l'avrei più fatto.
A pensarci bene non c'era bisogno di farlo. Non c'era bisogno di fare tante cose ma quando sei giovane tendi a sopravvalutare il tuo cuore e pensi che è Amore anche quando non lo è.
Perchè non lo sai, non l'hai incontrato e ogni volta che il tuo cuore batte forte ti sembra che sia quello. Certe cose sono inutili da leggere nei libri e tra le note musicali, tra i colori che ha scelto un pittore per le gote di una donna di cui forse era innamorato o nella parole eterne di una poesia.
Certe cose arrivano silenziose come la neve che cade e la mattina ti svegli ed è tutto bianco. E non vedi l'ora di camminare tra i vialetti e sotto il cielo che gioca con i tuoi occhi.
Certe cose un giorno le trovi. Forse perchè le hai cercate o forse solo perchè sei stato fortunato.
Non lo so ma certe cose, un giorno, finalmente sono là.
Scalza