
Alla fine bisogna fare i conti con il tempo e la pazienza. Quando sono finite tutte e due o si conteggia altro oppure non si conta più. Un po' il sospetto di non contare più ti viene quando ti accorgi che le cose vengono dette in quel modo che potresti leggere una lista fatta per il supermercato che però non è tua. A me ogni tanto capita di trovarne in giro, le conservo. Perchè possono sempre tornarmi utili, visto che non riesco a scriverne e mi affido alla mia memoria.
Ma gli anni fanno la loro parte, infatti quest'anno mi sono presa un'agenda che era qui in ufficio, una poco spessa e ho deciso che devo riuscire ad arrivare a fine anno senza dimenticarla, perderla o sostituirla. Per adesso ce la faccio, sono arrivata al cinque marzo e il mio record era di gran lunga inferiore, però poi vedremo. Ho imparato che non si può mai dire l'ultima parola, che spesso chi ha risentimento verso di te non te lo dirà apertamente ma nel comportamento svelerà una stranezza che poi alla fine dei conti, inevitabilmente, te li fai.
Perchè tutto sommato il tempo e la pazienza sono due curve che viaggiano in senso opposto, c'è un modello matematico che si potrebbe fare ma non ne ho voglia, quindi neppure tempo.
Quindi, riassommando i capi del discorso la voglia è il tempo o il tempo potrebbe essere la voglia e se manca tutto ha un senso.
Tuttavia non sempre la voglia può essere conciliata con il tempo, soprattutto di chi vorrebbe il nostro e noi magari di nostro non ne abbiamo o forse sentiamo una pesantezza che cerchiamo di evitare attraverso lo stratagemma della pazienza. Dall'altro polo opposto l'impazienza usa la strategia dell'assillo. E si sa che uno strataggemma non potrà mai innamorarsi di una strategia.
Per questo poi le cose finiscono.
Amicizie, amori, giornate, libri, film, dolci al cucchiaio, arrosti, baci, sogni, risate e tutto il resto.
Finiscono perchè nasce una scissione nell'aver capito o nel non aver capito. Praticamente è la stessa cosa. Forse per questo non conviene parlarne per niente.
Scalza