9 novembre 2010

Latenze in liberalità





Ogni tanto è un bene confondersi, smisuratamente verso quegli angoli obliqui che discendono rasserenati dal fatto che come piccole gocce d'acqua andranno a nutrire aridità.
Anche io l'ho fatto. Nutrita, ho nutrito e poi viceversa, sempre.
Potrebbe essere un circolo vizioso se non ti arrendi all'evidenza che il vivere un po' lo è.
Poi la seralità che incombe nella ricerca di quei momenti di solitudine che apprezzo sempre più, nella ricerca di quella me stessa che enfaticamente disturba l'apparire della pratica, mi distende. E' la pratica che mi disturba, lo so. Ma è la pratica che mi permette di raggiungere quegli obiettivi che perseguivo mentre le foglie cadevano ma era una stagione differente, più semplice, meno intensa nei sapori ma più lieve nell'approccio con cui mi abbracciava. Adesso, a volte, mi soffoca come le troppe parole che aspettano di suscitare ancora emozioni nel mio cuore, sulla pelle, nella compiaciuta libertà con cui le lascio scivolare come piccole gocce d'acqua che nelle pozzanghere di una mancata aridità, diventano cerchi che s'allargano e arrivano fino a te.

Scalza

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Le piccole gocce d'acqua sono di certo le migliori. All'inizio della pioggia si infiltrano benissimo in ogni tipo di terreno asciutto e, se invece ci sono già le pozzanghere, fanno cerchi perfetti che possono davvero arrivare ovunque con la loro dinamica regolarità. Ciao da V!

scalzasempre ha detto...

l'importante è che l'interferenza sia costruttiva per creare sempre nuove e buone opportunità. Ciao V. domani è venerdi, ricordati di me. YYY