20 agosto 2008

Yuppy-Yuppy-Du



Certe volte mi accorgo che lascio le parole nell'incastro della gola, laddove forse la corda vocale incontra il pensiero e nasce la vocalità.
Certe volte la voce è bella d'ascoltare. A volte è meglio sentire, perchè l'ascolto è disturbato e quindi anche se la vocalità resta incastrata, si può sempre andare a recuperare.
Il modo io lo troverei, se volessi, se mi piacesse di capire meglio.

Però poi resisto perchè fondamentalmente non ho quella passione là. Ne ho altre, di fotografare fili d'erba che si muovono nel vento perchè è il vento che mi interessa, non il filo d'erba. Quell'invisibile forza che ti cambia, ti accarezza e ti rende ogni giorno un po' diverso e più simile a quel fondamento che è il "te stesso".

E se potessi, scenderei dentro quella profondità dove sono ammessa nell'imperscrutabilità di un tempo che non è ancora consumato. Come il gusto di certi cicles non geneticamente modificati, nello stesso sapore che c'era quando te li passavi di bocca in bocca per confermare la capacità di sentire. A volte crescere è un fatto di gruppo.

Però poi, quando penso che hai registrato la mia voce perchè ti piace, nel modo e nelle parole che ti racconto quando guardiamo Giove come se fosse una stella, sorrido. Come quando volavo in quel sogno che facevo e tu non c'eri ma c'era un campo di grano e nuvole bianche che correvano nel vento, come guerriere, come bambine, come cavalli bianchi selvaggi. Come me.

Scalza

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