Si tratta solo di ripartire e riconsiderare i termini che
sparsi per casa se ne stanno a raccontarti di te, di quello che hai fatto, di
quello che sei stato. A volte anche come non volevi o non potevi, ma comunque
sempre nella realtà di quello che potresti raccontarti allo specchio, senza
nessuno che sente, nessuno che vede. Anche di quelle rughe che non nascondi
perché ti piace ricordare che hai vissuto già, abbastanza completamente, tutto
quello che poteva arrivare fino a te, nei confini della pelle, a volte più
profondamente. Nella vitalità di un cuore che non ha mai smesso di battere,
soprattutto quando si trattava di cose pratiche e concrete come quegli abbracci
che puoi raccogliere come i gomitoli di lana che il gatto sconfina per la casa,
cercando il bando di una matassa che non c’è. Come quelle verità che inseguivo
quando non sapevo che erano loro ad inseguire me, quindi era come scappare.
Poi, un giorno che il fiume cantava più del solito e le nuvole erano sparpagliate
nei cieli tra i raggi di sole e i sogni dimenticati di quelli che poi
s’inventano brutte storie per dimenticarsi di quella delicatezza che possono
avere solo le cose semplici e buone, mi sono fermata. C’era un airone che
volava basso e un bambino che mi guardava. Oggi è più grande e io lo amo
profondamente. Come amo me, innamorata della mia stranezza, del mio essere
quello che sono, niente di più. Come amo chi mi ricorda la Vita, ogni giorno di
più.
Per sempre, è tutto quello che ho. Rivoluzioni solari a
parte.
Scalza
3 commenti:
AUGURIIIIIIIII!!!!!!!!!!!!!!!! ^_^
Ciao Giusy.
Anche io un giorno mi sono fermata ed ho incontrato te, che aggiungi alla Vita il colore sfumato delle tue parole arcobaleno.
Una esistenza infinita nella Luce, compagne di viaggio da sempre e per sempre.
Love
Laura
Grazie!!!!
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:-)))) grazie.
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